lunedì 7 settembre 2009

Preparativi per Roma



News:

Il tavolo delle trattative è stato spostato alle ore 15 30 di mercoledì 9 settembre, per questa ragione l’autobus partirà alle ore 8 00 da Imola.
Ringraziamo la delegazione dei lavoratori della CNH di Modena che oggi è venuta a farci visita.


Alcune riflessioni

Sono arrivati negli ultimi giorni molti commenti di solidarietà da parte di operai come noi, che vivono la nostra stessa situazione. Non li avevamo commentati perché chi gestisce il blog non si è preso la responsabilità per noi. Ma ognuno dei vostri pensieri è arrivato, come un nostro pensiero va a voi e a tutte le famiglie che soffrono la situazione attuale.

Abbiamo voluto descrivere i fatti che accadevano giorno per giorno e che via via sono aumentati con il prolungarsi dello sciopero della fame.Ma questo malessere, per una situazione lavorativa e umana paradossale, noi ce lo portavamo addosso già da prima, come voi, e la necessità di calarsi nell’estremo per far vedere che ci siamo, che esistiamo, non ha migliorato la situazione.

I riflettori si accendono, i riflettori si spengono…non è una notizia da prima pagina. E quindi? Non esisti.
Le critiche di chi non capisce che l’estremizzazione del gesto, su se stessi, esprime la massima forma di protesta nei confronti di una società cieca, che non vuole ascoltare o vedere nulla che non sia l’evento, dimostrano che la società o alcuni in essa faticano a capire la realtà. Una realtà che parte oggi dal lavoro interinale e le mancate garanzie sindacali e si evolve in contratti indeterminati che muoiono improvvisamente, casse integrazione sulla soglia della povertà e mutui e spese che comunque sono da pagare.

La nostra situazione c’era già due mesi fa e per due mesi abbiamo picchettato fuori dall’azienda chiedendo di avere l’opportunità di continuare a lavorare. Lavorare capito? Uno di noi direbbe, “vogliamo faticare”. Non è importante fare macchine movimento terra, qualsiasi cosa. Nulla di più, articolo uno della costituzione, retorica o legge fondamentale? Non è tutta colpa della Fiat probabilmente, i problemi esistono e anche le crisi. Ma perche affrontarli senza dialogo ci siamo chiesti? Che cosa abbiamo fatto noi di male? Noi abbiamo lavorato li oggi santo giorno…nemmeno i peggiori divorzi si sanciscono così.

La più importante industria italiana decide di cambiare insediamento nel momento più buio della crisi economica italiana, 450 persone rimarranno a casa. Decisioni strategiche, decisioni univoche che non solo sono state prese senza coinvolgere chi per anni ha dato il sangue, ma che nemmeno prospettano possibilità alternative che non centrifughino la nostra vita. Partire, cambiare vita, cambiare mutuo. Dei pacchi postali. Ma noi tutti siamo persone, dai dirigenti all’ultimo interinale.
Noi tutti abbiamo aspettative, noi tutti vogliamo vivere dignitosamente.

Nessuno in questo Paese dovrebbe fermarsi a pensare ai problemi che riguardano gli altri unicamente in termini numerici, a qualsiasi livello della scala sociale esso si trovi.Considerare le problematiche, le crisi, prescindendo dall’essere umano, rischia di disumanizzare. E questo vale anche e soprattutto per il lavoro, perché senza lavoro non sei libero.

Perché per 74 giorni chi decide ai livelli istituzionali più alti, persone come noi, è rimasta distante?
Perché per 74 giorni i mezzi d’informazione, gestiti da persone come noi, hanno ignorato la nostra esistenza e che in questa situazione la nostra vita rischia di essere distrutta?
Perché per 74 giorni Fiat ha deliberatamente rifiutato ogni dialogo con persone che lavorano per loro e continuerebbero volentieri a farlo?
Che cosa c’è di sbagliato? I rapporti economici/industriali/politici impediscono il dialogo tra le persone? Questo eventuale dialogo probabilmente permetterebbe a tutti di calarsi nelle situazioni e comprendere.

Dietro tutto questo stanno le ragioni di uno di noi di ribellarsi. Nulla di più e nulla di meno. Altri saltano sulle gru, altri sul tetto di una scuola. Il senso di impotenza e tristezza infinita di dover far più casino degli altri per essere notati.
Non è questa la via giusta, a prescindere dal risultato della trattativa che abbiamo “vinto”. Una vittoria sentita, una vittoria meritata, una vittoria amara di chi sfida l’indifferenza, ma teme che al di là del muro ce ne sia ancora.

La dignità di uomini, donne, figli e mogli di questo Paese è messa in discussione, e tutto appare normale, quasi distante dalla maggioranza. Ma non è così e noi che questo lo viviamo e lo capiamo, lanciamo un messaggio di solidarietà a tutti coloro che in questo momento si sentono soli nel buoi di questa crisi economica, davanti alle fabbriche di questo Paese, perché non sono soli.

Noi, i lavoratori CNH di Imola, li capiamo.


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